
COVID-19, SICILIA E POLITICA: IL PARERE DI UN SICILIANO ALL’ESTERO
“Siamo stati per lungo tempo soggetti a barbarie e tirannie per quanto concerne la lunga ed onorata storia della nostra terra e lo siamo tuttora, ma siamo caduti e abbiamo sempre avuto la forza di rialzarci più forti di prima”
Questa la frase d’esordio con cui apriamo questa intervista telefonica a Giacomo Scuderi, appena più che trentenne che da qualche tempo studia e lavora all’estero; facendo la spola tra la Francia e la Germania. Giacomo ha lasciato la sua terra subito dopo aver conseguito la laurea in Scienze della Comunicazione per poi proseguire gli studi altrove.
Contattandolo per avere un suo parere sul COVID-19 e su come ne risentono i ragazzi che studiano e/o lavorano all’estero, ci ha confessato che la sua paura più grande è non rivedere più i suoi genitori o la sua nonna novantenne con cui è cresciuto.
“Sono sceso in Sicilia a inizi dicembre per una settimana di vacanza, poi sono tornato su perché fra studio e lavoro i miei ritmi sono irrefrenabili. Poi è scoppiato il pandemonio ed ho deciso di non tornare anche perché avrei potuto portare involontariamente questo nuovo virus all’interno della mia amata terra”.
Abbiamo chiesto cosa ne pensa delle notizie che impazzano sui social e sulla Tv in questo momento, dato che oramai l’argomento principale è solo il COVID-19.
“Per fortuna non seguo tanto i social, pochissimo, e figuratevi che non ho neppure un account col mio nome dato che non mi piace apparire. La Tv non può che puntare sull’argomento trend per fare notizia, altrimenti nessuno seguirebbe altro. Penso però che non bisogna farsi influenzare e soprattutto mantenere la calma. Non mi piacciono i social perché odio i leoni da tastiera ed i tuttologi”.
Un pensiero va anche alla politica italiana in questo momento.
“Vedo il Premier Conte come una persona perbene, molto preparata, al contrario del suo staff che alle volte pecca di esperienza, ma in fin dei conti in Italia nessuno è preparato, non esistono più i vecchi trascinatori politici che hanno fatto la storia. All’estero vedono la politica italiana come un qualcosa da deridere”.
Infine la Sicilia, quali sono le prospettive per questa fantastica terra?
“La Sicilia purtroppo è ancora emarginata e sempre lo sarà se non invertiamo il trend. Non abbiamo voce in capitolo in questo momento, siamo le cavie da laboratorio di un sistema imperfetto. Cosa possiamo fare? Bisogna liberare la Sicilia, non è un progetto utopistico, ma un qualcosa che gradualmente potrebbe anche starci ed avvenire. In fondo noi siamo stati nella nostra storia governati dai popoli più disparati ed ogni volta è finita che i siciliani spinti dal proprio orgoglio e dall’esasperazione hanno sempre voluto riconquistare la propria terra. Chissà se in futuro non potrebbe ripetersi”.