Anche quest’anno, nonostante tutto è Natale
Nonostante tutto è Natale. Nonostante le debolezze del mondo. Nonostante le apprensioni dell’uomo, anche quest’anno sarà Natale. Arriverà la notte beata e nascerà il “Bambinello”. E mai come quest’anno vorremo essere tanto vicini alla mangiatoia, per essere riscaldati dal bue e dall’asinello. Mai come quest’anno vorremo stare acquietati dentro la grotta di Betlemme, dove tutto ebbe inizio. Conoscere le ansie e i pensieri di Maria, sapere i dubbi e le tribolazioni di Giuseppe, sentire i primi vagiti di Gesù. Che poi sono le ansie, i dubbi e i vagiti di tutte le mamme, di tutti i papà e di tutti i bambini del mondo, di ogni tempo e di ogni latitudine. Vedere gli albori della vita. L’inizio della speranza. L’attesa dei sogni.
Anche quest’anno sarà Natale, in questo tempo carico di paura e di angoscia, in quest’anno dominato dalle restrizioni e dall’insicurezza, dal senso di vuoto e di precarietà, come fossimo alla fine del mondo.
Come quel Natale di guerra passato accucciati nel fango delle trincee, o in quel lugubre casermone, come truppe d’occupazione (così mi raccontava mio padre), in compagnia del fucile, nel silenzio della notte nera, in attesa di mezzanotte, soli con se stessi, e con tanti ricordi da custodire.
Come nel Natale dei prigionieri, vittime o carnefici, innocenti o colpevoli, forse quel Dio non farà differenza, tuttavia soli, con un mare di domande senza risposte.
Come nel Natale degli ammalati, deposti nel buio d’una corsia d’ospedale, illuminati dal timer del respiratore artificiale e dal sorriso dell’infermiera.
Come nel Natale di tutti i poveri cristi della Terra, in cerca d’un pane e d’un futuro. Tutti pronti a partire. O di ritornare in quell’oscura notte, in quella fredda grotta, ai confini dell’impero, dove nascerà quel bambino, atteso da sempre. Ed è il miracolo della vita che si ripete, che non finirà mai di stupirci, che ci chiediamo come fa ad essere infinita. Ad essere vita.
Proprio ai confini di questa notte, di questo tempo, sul ciglio dell’aurora, in compagnia dei pastori, delle pecore, dei bambini, dei miseri, sotto una coltre di stelle, forse sapremo chiamare ancora, nonostante tutto, il Fratello.
“Di che reggimento siete / fratelli? / Parola tremante / nella notte. / Foglia appena nata. […] Fratelli”.