POLITICASpunti e Disappunti

“GOVERNO DRAGHI? UNICA VIA PER MANTENERE LA DEMOCRAZIA ERANO LE URNE…”

Con Draghi abbiamo un governo tecnico o politico? Ma può esistere un governo tecnico? O i governi, quasi per definizione, devono essere necessariamente “politici”?

Perché per governare bisogna sapere, conoscere, capire, poi interpretare, poi ancora valutare, e infine scegliere. E scegliere è, essenzialmente, un atto di volontà, di discernimento, quindi, un atto politico.

Perché esprime compiutamente la volontà del “popolo sovrano” attraverso i suoi legali e legittimi rappresentanti.

Perché scegliere appartiene unicamente al popolo. Ed ecco il punto: la sovranità popolare.

“La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”, recita l’articolo 1 della Costituzione italiana. Dunque il popolo è sovrano, cioè la sua volontà è piena, generale, esclusiva, inappellabile, incontrovertibile, insindacabile. Nessuno, nei limiti della Costituzione, può contravvenire e disattendere alla volontà del popolo.

Cosa voglio dire? Che nei momenti di “cortocircuiti” della democrazia, di crisi politica, di incapacità o di impossibilità a formare una maggioranza parlamentare stabile, efficace, duratura, l’unica via d’uscita, l’unica soluzione possibile e consentita sono le elezioni per ricreare una nuova maggioranza politica, fatta da partiti che si propongono di governare la nazione.

Certo, può esistere un “governo del presidente”, un “governo balneare”, un “governo a tempo”, ma è una soluzione pasticciata, precaria, passeggera, in attesa di elezioni politiche. Non è possibile sospendere la democrazia, non è accettabile “commissariare” uno Stato democratico, non è consentito contravvenire alla volontà del popolo.

Fossimo anche in momenti di grave emergenza sociale ed economica, in periodi di guerra, o in tempi bui di pandemia. Perché indebolire il sistema democratico, magari “sacrificando” qualche passaggio istituzione, peraltro previsto dalla Costituzione, non può che, a parer mio, “danneggiare” la qualità delle scelte, delle risposte dello Stato alla soluzione dei problemi. Cioè, solamente un sistema democratico legittimato dal consenso popolare può dare la migliore delle risposte possibili alla soluzione dei problemi del paese.

Se così non è (come qualcuno potrebbe obiettare) il problema risiede nella società, nella qualità del consenso, e nella sua incapacità ad esprimere ed a trovare il meglio (ogni società ha i governanti che si merita). Ecco il punto: la qualità dei governanti, trovare il meglio della società. Sempre a pare mio, in un sistema democratico bisognerebbe contrappone al criterio “alto” (monarchi, cattedratici, burocrati, ecc.) di scegliere “i migliori” come garanzia di buon governo, un diverso principio “preventivo”, il criterio ‘basso’ usato nella democrazia ateniese con il continuo ricambio degli incarichi per le posizioni di comando.

Perché in democrazia le “eccellenze” vengono decretate solo dal popolo sovrano. Dare, concedere, quindi, il potere per un determinato e ben definito lasso di tempo. Cioè, all’istinto al potere, bisogna sostituire la ragione. Il comando attraverso le leggi e le normative. Il comando per mezzo del voto e della ricerca del consenso.

A qualunque costo. Auspichiamo, quindi, un ritorno, in Italia, ad un vero “governo politico” eletto dal popolo sovrano. Sempre.

Perché la democrazia non è un’opinione, ma una cosa seria!

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