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I.C. LEONARDO SCIASCIA

LA POVERTA’ SOCIALE E’ IL VIRUS MORTALE DELLA MODERNITA’ SOCIAL

“Maestra, parliamo di impoverimento sociale e morale, ma noi ci chiediamo: “Ma non siamo noi la società? Non siamo noi che scegliamo? La realtà virtuale non è creata e gestita dall’uomo?”

Abbiamo compreso, parlando di social network e di realtà virtuale che i poveri siamo noi quando usiamo il progresso per fare cose brutte e per impoverirci di sentimenti e di valori; quando gli avidi si arricchiscono ed i malvagi si impadroniscono delle coscienze degli altri e rubano pensieri, gioie, vite. Quando i farneticanti, si incollano su una sedia e passano, i giorni, i mesi, gli anni ad autodistruggersi e a distruggere il bello della vita, non si accorgono più degli altri e finiscono col fare gli auguri di compleanno al loro migliore amico con un messaggino, dimenticando la sua faccia e la sua voce.

Molti scordano, persino, il desiderio di stare con i genitori e, viceversa, con i figli, dimenticano sé stessi, i sogni, i giochi semplici e divertenti: i fumetti, i trenini, le macchinine, le bambole, i giochi di gruppo, con i compagni e gli amici o un gesto di amore. E per non pensare alle scorpacciate di patatine davanti la televisione, per vedere, con tutta la famiglia, la partita della squadra del cuore. Abbiamo parlato, maestra, e noi, gli alunni della 5E, abbiamo pensato che non è il progresso che porta il vuoto, ma l’eccesso e la malvagità delle persone che, sotto falsa identità, tendono trappole agli anziani, alle donne sole, ai bambini.

Dove sono, in queste persone, rispetto, affetto e responsabilità?

L’uomo si preoccupa di essere povero di soldi, di bellezza, di potere e non sa riconoscere che la povertà sociale e morale è il vero virus mortale. Poi ci sono i nuovi nonni che si credono moderni e si fingono adolescenti, le donne mature che si fingono ragazzine, i papà che vogliono fare i fricchettoni, i bambini che si credono adulti e gli adulti che si fingono bambini. Ma dove andiamo, maestra, se non comprendiamo che tutto parte da noi, dal rispetto per noi stessi e per gli altri, dall’altruismo con cui pensiamo e doniamo. Noi vorremmo sempre vedere l’arcobaleno, vivere una giornata in montagna o in spiaggia con la nostra famiglia senza il cellulare o l’iPad, leggere i fumetti, comunicare con i vicini di ombrellone, giocare con la sabbia insieme ad altri bambini. Vorremmo che le mamme facessero le torte e che i papà montassero un trenino nuovo. Questi sono i momenti che ci fanno crescere sicuri e sereni.

E allora, maestra, noi non saremo come quelli che stanno chiusi in una stanza dove la società è esclusa, dove, come dicono alcuni nonni, le emozioni sono un debole ricordo. Nessuno mette in dubbio la parte positiva dei social ma il segreto è non creare falsi miti.

Maestra, papà mi ha detto: “Se nelle nostre strade, oggi, passeggiasse Gesù, pochi si fermerebbero a parlare con lui ma, sicuramente, molti sarebbero attratti da Barabba pronto ad adescare il popolo dei superconnessi incapaci di capire la menzogna”.

Io non ho capito tutto quello che ha detto papà, ma vorrei chiedere ai compagni della 5E: “Voi chi scegliereste?”. Abbiamo pensato, alla fine, che Gesù pur utilizzando, oggi, il progresso non confonderebbe mai “Amare” con “Chattare”. E questo, bambini, significa che gli esseri umani intelligenti approfittano del progresso senza lasciare che il finto approfitti di loro”.

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