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Sanità, il Cimest replica alle giornaliste Gabanelli e Ravizza:”Non facciamo quello che ci conviene”

I dirigenti del Cimest (Coordinamento Intersindacale Medicina Specialistica di Territorio) Salvatore Calvaruso, Domenico Garbo, Salvatore Gibiino, sono intervenuti sul dibattito scaturito sul “privato accreditato siciliano” da parte delle note giornaliste nazionali Milena Gabanelli e Simona Ravizza.

La risposta alle giornaliste Gabanelli e Ravizza da parte del Cimest

Milena Gabanelli e Simona Ravizza sono senza dubbio due ottime giornaliste, le loro inchieste puntuali e verificate lo dimostrano ampiamente, spesso le abbiamo seguito con grande interesse riconoscendo coraggio e professionalità. Ma questa volta non siamo d’accordo con loro. Noi non facciamo quello che ci conviene, ma quello che siamo costretti a fare di fronte ad un Ssn che funziona male, come tutti ormai ampiamente riconoscono. Il problema reale è che il privato accreditato effettua prestazioni che, parametrate a quelle del pubblico, sono quasi a costo zero. È infatti pagato con tariffe che risalgono all’ormai lontano 2002 che è perfino budgettato tanto che ad un certo punto del mese si dovrebbero bloccare le cure gratuite e farle diventare e pagamento. Le strutture sanitarie della Regione Siciliana non possono soddisfare il fabbisogno, ammesso che la medesima regione sapesse esattamente quale sia essendo da oltre quindici anni in piano di rientro. Nonostante ciò il privato accreditato siciliano effettua ugualmente la prestazione sanitaria abbattendo realmente le liste d’attesa e nonostante siano state stanziate delle somme integrative in realtà mai erogate. Basti dire che un elettrocardiogramma viene pagato undici euro e un prelievo cinquanta centesimi. Inoltre il privato accreditato garantisce prestazioni dodici ore al giorno sull’intero territorio siciliano cosa che il pubblico non fa. L’ulteriore beffa è che queste strutture non godono di nessuna agevolazione fiscale pur possedendo tutti i requisiti specifici per l’accreditamento, requisiti che periodicamente vengono attentamente verificate; situazione ben diversa rispetto alle farmacie che, secondo le nuove norme, dovrebbero fungere a pieno titolo da ambulatori medici“.

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