Il mondo sindacale sanitario siciliano continua a muoversi: a Palermo è avvenuta l’assemblea unitaria delle principali associazioni categoriali del settore con argomento il nuovo Tariffario con le problematiche annesse ad esso, con la decisione di manifestare il 24 gennaio prossimo.
Le dichiarazioni del presidente Renato Schifani
“Il tema dell’introduzione, a livello nazionale, del nuovo nomenclatore tariffario, che ha ridotto i rimborsi per le prestazioni sanitarie eseguite dalle strutture convenzionate con le Regioni, è all’attenzione del mio Governo. Ho già chiesto agli assessori alla Salute, Giovanna Volo, e all’Economia, Alessandro Dagnino, di verificare la praticabilità della norma inserita nell’ultima legge di stabilità nazionale che consente alle Regioni di superare i vincoli imposti dal Piano di rientro in materia tariffaria. Questo passaggio si rivela cruciale, da un lato, per salvaguardare l‘appropriatezza delle cure e l’equità nell’accesso alle stesse per tutti i cittadini, dall’altro per offrire un supporto concreto alle strutture sanitarie convenzionate, che svolgono un ruolo essenziale nel garantire servizi agli utenti. Voglio rassicurare tutti che siamo impegnati nell’individuare le soluzioni più efficaci e rapide, con la massima attenzione al benessere del nostro territorio”.
Le dichiarazioni dei dirigenti Cimest
“Mi corre obbligo dichiarare che appare strumentale e priva di fondamento l’accusa nei confronti del presidente Schifani diffusa tramite stampa da parte di alcuni dirigenti sindacali di ‘abbandonare le strutture pubbliche per favorire i privati’. Credo sia indispensabile chiarire che le strutture ambulatoriali private accreditate e contrattualizzate erogano le prestazioni contenute nel Tariffario nazionale dei Lea quindi sono erogatori di servizio pubblico a gestione privata, a questo punto ci sembra doveroso precisare che le strutture ambulatoriali accreditate e contrattualizzate con il Sistema Sanitario Nazionale erogano il 70% delle prestazioni Lea contenute nel nomenclatore Tariffario nazionale con percentuali che arrivano fino al 92% per alcune branche. Va sottolineato che ogni anno negli ultimi diciotto anni di Piano di rientro ci sono stati i tetti di spesa ‘invalicabili’ e non ci è stato pagato l’extrabudget prodotto per soddisfare la domanda di prestazioni da parte dei cittadini. Siamo stati indotti a produrre extrabudget perché la firma dei contratti è avvenuta a fine anno o addirittura nell’anno successivo, assegnando in pratica un budget provvisorio. Le strutture una vota raggiunto il budget provvisorio non potendo fare interruzione di pubblico servizio hanno continuato ad erogare le prestazioni in extrabudget che poi non è stato mai pagato. La nostra chiusura implicherebbe un collasso del sistema. Inoltre metterebbe a rischio il posto di lavoro dei circa 10.000 dipendenti molti dei quali iscritti a quei sindacati che oggi criticano il presidente Schifani”.
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