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Strage di Montagna Longa 53 anni dopo: il racconto di Vasta

Il 5 maggio non è ricordata solo per essere la data della morte di Napoleone Bonaparte, ma nella storia repubblicana italiana è ricordo di una tragedia: la strage di Montagna Longa del 5 maggio 1972, che dopo 53 anni ancora non ha avuto una totale risoluzione del caso, spesso accostata a quella di Ustica del 1980 per il fattore comune dell’incidente aereo; il giornalista Orazio Vasta racconta la propria esposizione sull’episodio del 1972.

Il racconto di Orazio Vasta

Cinquantatre anni fa, il 5 maggio 1972, un Dc – 8 di linea volo Alitalia 112 partito dall’aeroporto di Roma Fiumicino e diretto all’aeroporto di Palermo Punta Raisi, si “concludeva” in prossimità dell’atterraggio schiantandosi contro la Montagna Longa, tra l’altro territorio di Cinisi ed il territorio di Carini, alle porte di Palermo. A bordo 108 passeggeri e 7 membri dell’equipaggio, tutti morti. Cos’è successo? La strage di Montagna Longa si è verificata in un contesto storico e politico assai diverso dalla strage di Ustica, bel periodo della strategia della tensione, delle stragi fasciste, di Gladio. A 53 anni dalla strage le istituzioni non hanno mai cambiato versione: strage causata da un tragico errore dei piloti: le indagini si conclusero con la sentenza del Tribunale di Catania che incolpava i piloti di non aver seguito le linee guida dei controllori di volo durante le fasi dell’atterraggio. L’Associazione Nazionale Piloti Aviazione Commerciale ha sempre rifiutato la possibilità di un loro errore umano per la lunga esperienza che avevano i piloti.
E a sostenere la posizione dell’Anpac Maria Eleonora Fais, sorella di Angela, morta nella strage, dopo molti anni, è riuscita a recuperare il rapporto dell’allora vicecapo della Polizia Giuseppe Peri secondo il quale l’aereo fu colpito da proiettili esplosi da terra. Peri nel rapporto attribuiva la responsabilità a dei neofascisti che agivano in collaborazione con alcuni mafiosi. Questo “attentato terroristico” si è verificato tre giorni prima delle elezioni politiche e avrebbe avuto lo scopo di spostare all’estrema destra l’asse politico nazionale. Nel marzo del 2012 un altro parente delle vittime, un generale dei Carabinieri che nella strage perse il fratello, chiese alla Procura di Catania di riaprire l’inchiesta sul 5 maggio 1972. Il generale sosteneva l’esistenza di un nesso tra un’esercitazione Nato, con consistente traffico aereo, e una foto scattata all’indomani dell’incidente, con tre presunti fori d’entrata di proiettile sull’ala dell’aereo. Due anni fa i familiari delle vittime della strage di Montagna Longa hanno richiesto la riapertura delle indagini e hanno lanciato un appello al presidente Mattarella. In una nota firmata da Ernesto Valvo, presidente dell’Associazione familiari delle vittime di Montagna Longa, si legge, tra l’altro: “La Magistratura ha recentemente respinto la richiesta di riapertura delle indagini da noi presentata, scaturita dalla meticolosa relazione del professor Rosario Marretta, che ipotizza la presenza di esplosivo a bordo del Dc – 8 schiantatosi misteriosamente il 5 maggio 1972. Senza contare che mai si è fatta luce sul mancato funzionamento della scatola nera e sulla scomparsa del tracciato radar
”.

FOTO DI REPERTORIO

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