Belpasso, vicenda gestore unico nella distribuzione idrica. Caputo: “fare partire il gestore unico”
Il sindaco di Belpasso Carlo Caputo interviene in merito all’avvio del gestore unico per la distribuzione della risorsa idrica.
Le dichiarazioni del sindaco di Belpasso Carlo Caputo
“Il rischio concreto è continuare a perdere milioni di euro di investimenti sulla rete idrica. Non è una questione partitica ci sono in gioco milioni di euro in investimenti sulla rete idrica che rischiano di svanire. Occorre votare la convenzione e fare partire il gestore unico dell’acqua così come già avviene in tutta la nazione.
L’avvio del gestore unico, per la distribuzione della risorsa idrica per cinquantotto comuni della provincia di Catania, sta attraversando una fase di stallo, creatosi intorno alla firma sulla convenzione che l’Assemblea territoriale idrica dovrebbe stipulare con Servizi Idrici Etnei Spa, la società pubblico privata a cui spetterà l’affidamento del servizio sull’intera provincia, mettendo fine alla attuale gestione frastagliata.
Di qualche giorno fa la notizia che gli invasi siciliani sono a secco, manca il 30% di acqua in estate
e si rischia davvero la turnazione per i nostri cittadini. In questo contesto sprecare risorse finanziarie, utilizzabili solo con l’avvio del gestore unico dell’acqua, è una follia.
In provincia di Catania, a differenza di molti altri territori, nei primi anni del 2000 venne fatta la lungimirante scelta di affidare la gestione delle acque del catanese a una società mista, con maggioranza in mano a socio pubblico, e socio privato di minoranza scelto attraverso gara.
La gara a evidenza pubblica, per la scelta del socio privato, venne effettuata nel 2005, ma tutto rimase fermo per anni, a seguito di ricorsi. Adesso una sentenza di ottemperanza ci obbliga a fare partire il servizio con questa società mista gestore unico affidando ai sindaci la possibilità di integrare la convenzione originaria del 2005, aggiornandola alle disposizioni di legge intervenute in questo arco temporale e valutando l’innovazione tecnologica realizzata in questi anni.
Gli emendamenti proposti da alcuni colleghi sindaci, a mio modo di capire, appaiono non come semplici aggiornamenti ma come uno stravolgimento dell’offerta di gara del 2005.
In questi mesi il consiglio direttivo dell’Ati aveva già concordato una convenzione con i soci. Temo che ulteriori modifiche possano compromettere l’accordo e far “saltare il banco”. L’obbligo fornitoci dalla sentenza di ottemperanza ci dà mandato di aggiornare una convenzione non di stravolgere tutto come se dovessimo realizzare una nuova gara. La convenzione impone un accordo non un’imposizione,
e questo deve essere chiaro a tutti. Personalmente non ho nessun interesse a sostituire un socio privato, scelto attraverso gara pubblica. Sono sicuro che anche i miei colleghi sono dello stesso avviso ma è arrivato il momento di fare un passo avanti. Siamo stati mesi a discutere, senza trovare un nuovo testo che mettesse tutti i sindaci d’accordo.
Un ulteriore tentativo di dialogo è positivo ma dobbiamo stabilire il termine ultimo di questa
concertazione, altrimenti bruceremo milioni di euro di finanziamenti”.