
La storia delle partigiane catanesi: Sara Crescimone Messina racconta
La giornata trascorsa ha visto celebrare l’80simo Anniversario della Liberazione, ma celebrazioni a parte, il territorio catanese ed etneo possiede la memoria di partigiane storiche durante la Resistenza, come ha analizzato attraverso delle ricerche Sara Crescimone Messina.

Le ricerche di Sara Crescimone Messina
Sara Crescimone Messina per mezzo delle ricerche fatte da svariate fonti storiche ha ricordato tre donne catanesi facenti parte del mondo della Resistenza antifascista tra il 1943 e il 1945:
“Tre sono le partigiane catanesi che onorano la città etnea per il loro coraggio e sacrificio delle proprie vite: Graziella Giuffrida, insegnante a Genova, dove venne stuprata e uccisa dai nazifascisti il 24 marzo 1944 assieme al fratello Salvatore…Salvatrice Benincasa, emigrata con la famiglia a Trieste e poi Milano, seviziata e uccisa dai nazifascisti a Monza il 17 dicembre 1944…E infine Eugenia Corsaro, considerata la più giovane partigiana italiana, aveva dodici anni, che risultava essere stata scoperta e immediatamente giustiziata dai nazifascisti mentre collaborava all’attentato di Gerbini, all’epoca importante aeroporto militare usato dalle aviazioni italotedesche nel territorio vicino Paternò, comune del Catanese. Ho proseguito questa ricerca su Eugenia, della quale poco si sapeva ma alcune incongruenze storiche mi hanno portata pian piano a procedere a ritroso sulla sua vita. E dunque. Ho contattato i Servizi demografici e Decentramento Stato civile del comune di Catania che nella persona del signor Triolo ha iniziato questa ricerca, scoprendo già subito che un errore nella data di nascita rendeva impossibile trovare questa persona. Ma la sua professionalità paziente ha prodotta il risultato sperato e di questo gliene sono veramente grata. Nell’elenco dei partigiani italiani risultava che Eugenia avesse continuato la sua azione partigiana nel Lazio, dove era morta il 27 marzo 1952 a nemmeno vent’anni, essendo nata a Catania il 5 novembre del 1932, come mi confermava l’Anpi provinciale di Roma che ringrazio, e la ricerca effettuata all’Archivio di Stato catanese, con il risultato di una narrazione storica corrente errata, come si può vedere e sentire nel video da noi prodotto, dove proprio io parlavo di Eugenia nel mio contributo. Appurato questo, inizio a cercare qualcuno dei familiari ancora in vita e riesco ad avere la testimonianza di una cognata di Eugenia, che ne aveva sposato un fratello, la signora Maria Puglisi, una splendida donna gentile e lucidissima di 81 anni. E mi parla di Eugenia, che lei non ha mai conosciuta, attraverso le parole di Rosaria Basilotta, madre di Eugenia e Roberto, il fratello che lei ha sposato, quindi sua suocera e mi descrive questa donna, provata da dolori immensi, quale un figlio morto al fronte e poi la scomparsa di Eugenia, che poco parlava di lei ma ne era estremamente orgogliosa, perché questa ragazzina di appena dodici anni trasportava munizioni sotto il grembiule come se portasse “u cucciddatu”, tipico pane siciliano, probabilmente dinamite che poi sarebbe servita per il riuscito attentato a Gerbini che distrusse e danneggiò parecchi aerei da combattimento. E quando Rosaria chiedeva a sua figlia perché facesse tutto questo, mettendo in pericolo la sua vita , lei rispondeva “l’ umanità ha bisogno di essere aiutata”. Ma come arrivava questa picciridda in un posto così lontano? L’accompagnava in macchina un partigiano e il viso di Maria si illumina. “Era coraggiosa.” E per questa ragione quando alla signora Puglisi nasce una femminuccia la chiama Eugenia ma un destino crudele la strappa al suo affetto a soli 50 anni per una grave malattia. E il suo viso si riga di lacrime dolorose che non so come consolare, mi sento colpevole di avere rinnovato questo strazio ma lei generosamente mi assolve da questo e continua. E mi dice anche che la famiglia Corsaro e la famiglia di Graziella Giuffrida si conoscevano ma non sa se le partigiane si conoscessero. Eugenia non è morta a Catania dodicenne, è andata nel Lazio a continuare la sua lotta, è stata catturata e seviziata dai nazifascisti ed è morta dopo, finita la guerra in seguito a questi maltrattamenti. E’ stata commemorata in Parlamento come risulta dalle ricerche effettuate dallo storico Pezzino, le cui carte sono conservate all’Archivio di Stato di Catania che ringrazio. Poi chiedo alla signora Maria se esiste una foto di Eugenia e lei mi dice che si, è sulla sua tomba che lei regolarmente va a visitare. Eugenia è sepolta a Catania? Ma certo che si, dopo la sua morte la famiglia straziata dal dolore, la riporta a Catania e nel Dopoguerra cerca di avere il risarcimento che spetta a chi ha combattuto ma per motivi che non ricorda, questo risarcimento non avviene. Mi reco quindi alla città silente catanese e seguendo le indicazione della cognata cerco questa tomba, l’ufficio per informarmi è chiuso perché è domenica, quindi chiedo alle persone che incontro, gentili e cortesi ma non sanno dirmi esattamente dove cercare. Poi mi ricordo alcune indicazioni di Maria, devo cercare vicino l’ossario. E la trovo. Ed è uno dei momenti più alti della mia vita politica e così lo serberò nel cuore. Una lapide di marmo grigio scuro screziato con lettere dorate che recitano così:
“Quì giace Corsaro Eugenia, ex partigiana prese parte alla Brigata Matteotti, fu iscritta al Libro d’oro. Strappata in poche giorni all’affetto dei suoi, lasciandoli nel più grande dolore“.
Cara Eugenia, ti abbiamo cercata lontana ed eri così vicina che per anni, tanti colpevoli anni, non ti abbiamo vista. Ma adesso che ti abbiamo ritrovata avrai gli onori e la memoria che non soltanto ti deve l’Anpi ma l’intera città di Catania, tu perdonaci se puoi. E mai finiremo di ringraziarti per averci donato, assieme alle altre e agli altri partigiani, la possibilità di vivere in una democrazia nata dagli orrori della dittatura fascista. Una democrazia imperfetta forse, ma che ci permette anche di criticarla. Ciao picciridda“.