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CONTE RASSEGNA LE DIMISSIONI A MATTARELLA. RIPERCORRIAMO L’OPERATO DEL PREMIER CHE RIMARRA’ NELLA STORIA DELL’ITALIA

Questa mattina Giuseppe Conte ha presentato le sue dimissioni al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Questa volta, a differenza del governo Conte II, le ipotesi di un “Conte-ter” sono ancora improbabili.

In attesa di sapere quale sarà il destino per il Presidente del Consiglio, andiamo a rivedere insieme i due anni e mezzo di governo complessivo di Giuseppe Conte.

A giugno del 2018 era cominciato il governo giallo-verde, durato 15 mesi e interrotto dopo la rottura con Matteo Salvini nell’agosto del 2019.

A seguito delle elezioni del 4 marzo 2018 i voti presi dai vari partiti non consentivano a nessuno di essi una maggioranza assoluta. Si dovette pertanto optare per un governo di “coalizione”. Le forze politiche maggioritarie erano in conflitto tra loro, ovvero il Movimento 5 stelle (con il 32,7% dei voti), la Lega di Matteo Salvini (con il 17,40% dei voti) e il Partito Democratico (18,7%). Dalle prime battute, sembrava impossibile trovare una strada comune, ma tre mesi dopo, a sorpresa di tutti, Lega e 5 Stelle formeranno il nuovo governo detto “giallo-verde”. È qui che farà la sua comparsa, precisamente il 23 maggio, Giuseppe Conte, il nuovo Presidente del Consiglio fino ad allora docente universitario simpatizzante per i pentastellati, ma mai impegnato in politica in prima persona.

Salito al governo, Conte, detto “l’avvocato del popolo” come lui stesso si definisce, si impegnerà a far rispettare l’alleanza di governo che tiene insieme le due forze politiche, con a capo Salvini e Di Maio.

I punti fondamentali di tale alleanza-contratto governativo prevedono: il reddito di cittadinanza, la nascita di Quota 100 e la cancellazione della legge Fornero, la stretta sui migranti, la legittima difesa e le norme “spazza corrotti”. Tuttavia, non è tutto rose e fiori. Ci sono molti temi che dividono le due forze, quali le Autonomie regionali, il concetto di famiglia. I vicepremier Salvini e Di Maio si battibeccano attraverso dirette sui social, interviste e interventi in Parlamento.

Conte è lì a pazientare, ma ad un certo punto lancia il suo ultimatum affermando di “essere pronto a rimettere il mandato al Presidente della Repubblica”. Ciò placherà gli animi e metterà in condizione i due schieramenti di riprendere i temi ancora aperti e soprattutto di affrontare la manovra economica che si preannunciava per il 2019.

Purtroppo, però, le incomprensioni riprenderanno presto con l’aggiunta che Salvini, forte dei consensi europei del maggio 2019 si impunta a portare a compimento il decreto sicurezza e la Tav. Infatti, solo tre mesi dopo, ad agosto, il partito della Lega esce dalla maggioranza e presenta la mozione di sfiducia al Senato nei confronti del governo Conte I.

A settembre del 2019 torna Conte. Sale di nuovo al governo con 343 voti favorevoli alla Camera e successivamente 169 voti del Senato che lo confermeranno nuovamente alla guida del Parlamento.

Il governo questa volta vede una coalizione dell’esecutivo M5S-PD-Leu(Liberi e Uguali). Lasciate alle spalle le ostilità con la Lega rivolte alle istituzioni comunitarie, questo nuovo governo passa a una compagine europeista e rivolta a sinistra.

Ma il terreno politico più che assestarsi continua a tremare: mentre si giurava sul nuovo governo giallo-rosso, Matteo Renzi decide di uscire dal PD e formare un suo partito politico, “Italia Viva”, trasformando l’esecutivo da Tri-partito a Quadri-partito. Le prove del nuovo governo sono molteplici: ex Ilva, Autostrade, Alitalia e finanze che non bastano mai.

Nonostante le difficoltà, il governo Conte II passerà senza dubbio alla storia come quello che ha guidato l’Italia durante la più grande crisi dal dopoguerra ad oggi, quella sanitaria, colpita dalla pandemia di Covid-19, ancora in corso. A marzo 2020 i casi di contagio sempre in aumento porteranno alla chiusura delle prime regioni, come la Lombardia e il Veneto. Poi si passerà all’intera Italia con Conte che decreterà 40 giorni di lockdown generale per il Paese. Questa chiusura durerà fino a maggio quando le prime attività ricominceranno ad aprire, nel frattempo i DPCM saranno sempre più frequenti decidendo cosa si può e cosa non si può fare. All’inizio dell’estate ciò che sembrava un “liberi tutti” porterà nuovamente ad un aumento dei contagi fino alla seconda ondata e quindi ai giorni attuali con altri DPCM e zone colorate.

Sul fronte politico, Conte partecipa al Consiglio europeo straordinario a Bruxelles sul Recovery Fund per la ripresa dalla pandemia, avvenuto lo scorso luglio e riesce nell’impresa di far destinare all’Italia 209 miliardi su 750 totali.

È qui che entra in scena Renzi, il quale contesta l’utilizzo di tali fondi ricevuti dall’UE. Renzi vuole che l’esecutivo utilizzi anche il MES per riformare il sistema sanitario. A questa richiesta si aggiungono altre critiche rivolte alla gestione della scuola durante l’emergenza pandemica, il controllo sui servizi segreti, la mancanza di consultazione con le varie forze politiche e il fatto che Conte accentri troppo su di sé l’attenzione. Critiche che culminano nelle dimissioni delle ministre di Italia Viva Teresa Bellanova (agricoltura) e Elena Bonetti (pari opportunità e famiglia) che daranno vita all’attuale crisi di governo.

Come già detto, le dimissioni sono già state consegnate. Prima però, Sergio Mattarella tenterà varie consultazioni con le varie forze politiche al fine di continuare l’esperienza con un possibile Conte-ter, sostenuto da una maggioranza parlamentare più solida e ampia e solo in caso di mancato accordo si considererà come soluzione finale lo scioglimento delle Camere.

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