Drammatico disastro alla funivia che collega Stresa al monte Mottarone, sul lago Maggiore
Sono passati già due giorni e ancora non riusciamo a comprendere come una domenica di primavera con le riaperture da poco avvenute dopo oltre un anno di chiusura possa essersi trasformata in una tragedia così vasta che ha colpito tutta il Paese.
Tanti gli interrogativi che ci poniamo: quali sono state le cause che hanno provocato l’incidente, ma soprattutto, si poteva evitare?
A queste domande dovrà rispondere la Commissione d’inchiesta prontamente nominata dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Giovannini.
Ma veniamo ai fatti. La cabina della funivia era quasi giunta alla stazione finale sul monte Mottarone quando la fune traente si spezza (o si sgancia, secondo un’altra ipotesi). La cabina a questo punto si sarebbe dovuta bloccare, come del resto è successo alla cabina di valle, con l’intervento della frenatura di emergenza. Questo però non avviene e la cabina comincia una corsa all’indietro, verso valle, sempre più veloce fino a sganciarsi dalle funi portanti e fermarsi poi sul traliccio di sostegno e da lì cadere da un’altezza di oltre 20 metri, rotolare ancora verso valle e finire la corsa su dei tronchi di abete.
Dentro la cabina, le quindici persone che erano salite a bordo pochi minuti prima alla stazione di Stresa, sul lago Maggiore. Si sono salvati solo due bambini ricoverati in codice rosso all’Ospedale Pediatrico “Regina Margherita” di Torino. Uno di essi però non ce l’ha fatta per cui, in definitiva, sono state quattordici le vittime dell’incidente di cui due bambini di due e cinque anni.
Due al momento gli interrogativi ai quali gli inquirenti dovranno rispondere:
– La fune traente si è spezzata o si è sganciata e perché;
– Come mai l’impianto della frenatura di emergenza non ha funzionato.
Ma queste domande se ne portano dietro tante altre.
La funivia Stresa-Mottarone era entrata in funzione negli anni Settanta.
Lavori di manutenzione straordinaria erano stati condotti tra il 2014 e il 2016, lavori occorrenti per la messa a norma dell’impianto a seguito dell’entrata in vigore di nuove normative tecniche sugli impianti a fune. Ovviamente sono state sottoposte ad accurata verifica le funi e sono state rinnovate le cabine. I lavori sono costati circa 4 milioni e mezzo.
Nei mesi scorsi l’impianto era stato chiuso a causa dell’emergenza covid-19 ed era stati riaperto lo scorso 26 aprile.
A questo punto non possiamo che aspettare con ansia le risposte agli interrogativi posti alle varie commissioni d’inchiesta tecniche e giudiziarie e chiediamo con forza che non avvengano più tragedie di questo tipo nel nostro Paese rafforzando i controlli preventivi che gli stessi siano fatti con serietà e da organismi terzi.