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Venti di guerra in Europa. Putin invia truppe di “pacificazione” in Ucraina

Il presidente russo Vladimir Putin dopo un discorso a reti unificate alla televisione ha riconosciuto ieri, con atto formale le due regioni separatiste dell’Ucraina orientale, le autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk, nel Donbass, confine orientale dell’Ucraina e al confine con la stessa Russia.

Subito dopo truppe di Mosca sono entrate nei territori delle autoproclamate repubbliche, abitate per il cinquanta per cento circa da separatisti filorussi, per un’operazione di «peacekeeping», letteralmente di «mantenimento della pace».

Il sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari politici, Rosemary DiCarlo, ha fortemente deplorato la decisione della Russia di riconoscere l’indipendenza delle repubbliche secessioniste dell’Ucraina.

Dopo l’entrata delle truppe russe nel territorio dell’Ucraina si è riunito il Consiglio di sicurezza dell’ONU, Organizzazione delle Nazioni Unite: Il rischio di un grande conflitto è reale e deve essere prevenuto a tutti i costi”.

Gli Stati Uniti hanno confermato l’applicazione di nuove sanzioni verso la Russia così come l’Unione Europea che ha già varato un primo pacchetto di restrizioni soprattutto verso le Regioni secessioniste dell’Ucraina. La Germania ha sospeso l’autorizzazione al gasdotto “Stream 2”.

Il premier italiano, Mario Draghi, chiede a gran voce che sia la politica a cercare una soluzione alla questione e non le armi.

Ma cos’è il “Donbass”?

Formalmente è una regione dell’Ucraina da anni contesa tra la Russia e la stessa Ucraina perché è abitata principalmente da filo-russi, i separatisti che chiedono di essere riconosciuti da Mosca.

Cosa che, come sappiamo, è avvenuta proprio ieri.

Ci troviamo nella zona orientale dell’Ucraina che confina ad est con la Russia. Un territorio particolarmente strategico che comprende parte del bacino del Donez (affluente di destra del fiume Don) e il bacino del Dnepr.

Si tratta di una regione ricca di risorse, in particolare carbone, ma soprattutto, questa regione è attraversata dal gasdotto che rifornisce l’Europa.

Sembra di rivedere quanto successo in Crimea nel 2014 quando la Russia strappò la penisola a Kiev con un’operazione militare e, successivamente, con un referendum mai riconosciuto dall’Occidente. Fu la scintilla che provocò, già allora, le prime sanzioni economiche verso la Russia.

Alcuni pensano che con questa operazione Putin voglia creare un corridoio via terra per unire la Russia alla penisola di Crimea.

Noi ancora speriamo che le armi vengano messe a tacere e che si cerchi quanto prima possibile una soluzione diplomatica a tutte le controversie ponendo a centro la vita delle persone in tutti i suoi aspetti.

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