La nostra nazione riparte: “Rialzati Italia e comincia a correre!”
Ripartiamo. Ripartiamo tutti uniti, ripartiamo da dove avevamo lasciato.
Ultimi dettagli completati in nottata per rispettare a puntino le linee guida governative; soluzione disinfettante pronta all’uso, adesivi distanziatori calpestabili già posti in terra e via: guanti, un sorriso dietro la mascherina e un grande sospiro prima dell’apertura della propria attività.
Si riparte certamente più poveri, con tanta paura e con molte più incognite sul futuro di se stessi, della propria azienda o del proprio lavoro; ma si riparte ed è proprio da oggi che l’Italia intera dovrà cominciare a correre e costruirsi un domani più florido, un domani che ci possa riportare un giorno ad essere una potenza economica mondiale.
Sembra utopia in questo momento, sembra così tutto impossibile e molto lontano; quello che dovremmo fare è semplicemente quello che hanno fatto i nostri nonni, padri, zii, quando dopo quell’ultimo evento bellico cominciarono a rimboccarsi le maniche e ricostruirono l’Italia.
Probabilmente cadremo nuovamente, a breve o alla lunga, questo non è da escludere; ma dovremmo continuare a rialzarci e a non darla mai vinta.
Soli non ce la potremo mai fare, serve aiuto soprattutto dalla parte politica. Si chiede loro empatia nel comprendere che dietro un’impresa che chiude ci sono famiglie che non avranno più come procacciarsi da mangiare. Bisogna che si comprenda che aiutare le imprese significa accompagnarle lungo tutto un percorso che li possa portare a correre nuovamente da sole e magari, perché no, anche più veloci di prima. Servirà liquidità, molta liquidità e soprattutto consapevolezza che anche il tempo è denaro e non ci possiamo più permettere, da italiani, di aspettare due mesi per un DL perché nel frattempo alcuni non ce la faranno e si sentiranno abbandonati al proprio destino.
Un pensiero va a tutti coloro che non rialzeranno le saracinesche questo 18 maggio. Alcuni imprenditori non ce l’hanno fatta a passare questi momenti bui che hanno attanagliato l’Italia e hanno aspettato troppo tempo per ricevere degli aiuti che magari non sono bastati. Altre imprese hanno deciso di non ripartire al momento per evitare accumuli di spese perché aprire senza sapere se il mercato risponderà in maniera positiva o meno è un rischio che potrebbe portarle al tracollo.
Quello che si chiede non è assistenzialismo, ma solo una vita normale e magari migliore rispetto a quella che ci siamo lasciati alle spalle in quei dì di marzo.