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Asili nido e lockdown: i bambini non possono essere lasciati soli, occorre fornire loro un ambiente e delle relazioni significative per lo sviluppo e il potenziamento di competenze psicomotorie, emozionali, cognitive e relazionali.

Gli asili nido privati rappresentano circa il 70 per cento delle strutture a livello nazionale, un polmone per l’Italia di cui le famiglia italiane non possono fare a meno.

I “nidi” rappresentano anche una conquista sociale per i genitori e soprattutto per le mamme lavoratrici che affidano i propri figli in quegli ambienti di crescita molto importanti per una corretta formazione.

In questo periodo di quarantena la pratica della didattica a distanza è ormai divenuta la modalità operativa della scuola ma non ha interessato gli asili nido, tranne pochi casi.

I docenti, le famiglie ed i ragazzi non erano pronti all’uso della tecnologia per scopi didattici, ma tutti insieme si stanno adoperando perché questo periodo di emergenza covid-19 sia quanto più simile alla normalità, assicurando ai ragazzi la possibilità di continuare a formarsi e a sviluppare ed consolidare le loro conoscenze e competenze.

Mimma Caruso, insieme alla sorella Graziella, gestisce l’asilo nido “Il Mondo dei piccoli” che da 13 anni offre servizi all’infanzia, di asilo nido, di baby parking e grest estivo.

Gli alunni delle scuole elementari e medie hanno le lezioni online, ma i bambini nella fascia 0-6 anni non hanno più quelle relazioni sociali importanti per la crescita che il nido e le scuole dell’infanzia non stanno più dando. Cosa ne pensi e cosa possono fare a casa i genitori?

“Questo tipo di didattica, soprattutto per i bambini delle scuole elementari, richiede oltre che le competenze degli insegnanti, lo sforzo e l’impegno dei genitori che accompagnano attivamente i loro figli nell’ascolto e nella partecipazione alle videolezioni e nell’esecuzione dei compiti per casa.

Perché è ovvio che a quell’età, l’apprendimento ha bisogno di vicinanza, di contatto, di tempi e modalità personalizzati, tutte variabili che non possono essere controllate attraverso uno schermo di computer o di smartphone.

Se questo bisogno di contatto vale per i bambini delle scuole elementari è assolutamente necessario per i bambini della scuola dell’infanzia e soprattutto del nido, dove le forme di “apprendimento” passano attraverso le attività ricreative, il gioco, il movimento, le canzoncine e soprattutto il contatto.

Sarebbe quindi davvero complicato effettuare delle videolezioni considerati anche i diversi livelli e tempi di apprendimento dei bambini, la loro soglia di attenzione labile e variabile. Pensare ad uno stesso orario in cui far collegare i bambini e soprattutto i loro genitori che dovrebbero per forza di cose aiutarli a partecipare è piuttosto utopistico.

Tuttavia è assolutamente deleterio per i bambini e i genitori essere lasciati a se stessi in questa delicatissima fase dello sviluppo.

Nella fase 0-6 anni il bambino forma e acquisisce gran parte delle competenze psicomotorie, emozionali, cognitive e relazionali; competenze che sono sicuramente influenzate dall’ambiente in cui il bambino cresce.

Fornire un ambiente e delle relazioni significative allo sviluppo e al potenziamento di tali competenze è il ruolo a cui è chiamata la scuola dell’infanzia e soprattutto il nido, in collaborazione ovviamente alle famiglie.

È per questo che noi de “Il mondo dei piccoli” abbiamo deciso di renderci costantemente presenti ai nostri bambini ma anche ai loro genitori, mamme soprattutto, che ci chiedono sostegno anche e soprattutto in questo periodo.

Ogni giorno o quasi registriamo video raccontando personalmente fiabe aiutati da vari supporti educativi , cantando le canzoncine che cantavamo all’asilo, proponendo attività ludico-didattiche attraverso schede che realizziamo personalmente, proponiamo lavoretti attraverso tutorial in cui spieghiamo ai genitori come aiutare i loro bambini; ci rendiamo presenti nella loro quotidianità per non interrompere quel circolo di relazioni significative che avevamo cominciato a costruire già dall’inizio dell’anno scolastico e negli anni, per chi già frequenta la struttura da periodi precedenti.

Il feedback che ci restituiscono gli stessi bambini e le loro famiglie è impressionante, ci conferma nel fatto che abbiamo anche se parzialmente, soddisfatto il loro bisogno di non essere lasciati soli, di essere sostenuti e aiutati in questa fase tanto delicata, ci gratifica e ci invita a continuare su questa strada. Non è tanto, ma è tutto quello che possiamo fare per loro in questo momento.”

Cosa è stato previsto nel decreto cura Italia per i bambini di età prescolare 0-6 anni?

“Non è stato preso nessuno specifico provvedimento, se non quello di chiudere tutte le strutture pubbliche e private in osservanza del periodo di pandemia che era evidentemente esploso nel nostro paese già all’inizio di marzo.”

Come risponde alle esigenze delle famiglie il decreto cura Italia?

“Non ci sono state risposte concrete alle famiglie. Il lockdown messo in atto già da subito ha fornito all’inizio una soluzione che non ha risolto, ma quanto meno ha arginato il problema: rimanendo a casa i genitori, uno o entrambi, hanno potuto prendersi cura dei bambini; anche se ho percepito le difficoltà di tanti genitori che devono comunque lavorare da casa in modalità smartworking in un ambiente sicuramente poco sereno, anzi direi proprio caotico con i bambini che magari non sono abituati a dividere i propri genitori con un computer e tanto impegnati da non trovare il tempo per loro.

Inoltre i genitori si sono visti (e continuano anche adesso con maggiore frequenza e intensità) impegnati a dover contenere i loro figli e la loro legittima voglia di condurre una vita normale, hanno dovuto far fronte alla loro voglia di uscire , di incontrare nonni zii e soprattutto di incontrare e giocare con i loro pari, hanno dovuto spiegare il motivo di queste restrizioni.

Mi è capitato infatti che gli stessi genitori mi chiedessero, e sono intervenuta in tal senso, di spiegare, attraverso favole e giochi il motivo di tale reclusione.

Come sarà la ripresa secondo le indicazioni che via via via vengono fuori dalle varie dichiarazioni del Governo Nazionale?

“In questi giorni si parla di una parziale ripresa, alcune aziende seppur con le dovute precauzioni, mascherine guanti e distanza di sicurezza, riapriranno i battenti e molto probabilmente tanti genitori torneranno a lavorare, ma tutt’ora nessuna indicazione su eventuali aperture degli asili nido.

Temo che l’impossibilità di affrontare le questioni riguardo alle precauzioni del contagio da prendere nelle strutture degli asili nido, stia mantenendo il discorso nell’oblio: non si sa come affrontare il problema e quindi non se ne parla proprio”.

Da quanto emerge si potrà dare risposta alle esigenze delle famiglie e soprattutto dei bambini?

“A tutt’oggi non si sta dando nessuna risposta alle esigenze delle famiglie e soprattutto dei bambini in merito a questo annoso problema”

Si sente parlare della nascita di un Comitato nazionale “EduChiAmo”. Di cosa si tratta? Quali sono le proposte che vengono fuori?

“Il comitato EduChiAmo è nato già in risposta al silenzio del primo decreto del governo emanato il 17 marzo 2020 in cui appunto non si faceva alcuna menzione della situazione egli asili nido e di eventuali strategie da mettere in atto; silenzio a cui è seguito altro silenzio proprio da parte del Governo, tant’è che non si hanno ancora notizie su eventuali tempi e modalità di riapertura.

Il movimento è nato in Lombardia ma ha subito raccolto favori in tutta Italia ed è diventato un movimento nazionale che si fa carico di raccogliere istanze e richieste da parte di genitori, di insegnanti, educatrici e personale, nonché di responsabili e proprietari di asili nido privati che, nella fattispecie del nostro territorio nazionale e più ancora di quello regionale e comunale, svolgono un ruolo e un servizio di pubblica utilità.

L’obiettivo principale è quello di dare voce a tutti questi soggetti, dando di fatto voce proprio ai bambini, così da poter instaurare un dialogo costruttivo con le istituzioni governative, con gli enti statali, con le associazioni di categoria (codacons, fism etc), per avere risposte concrete riguardo le azioni che si possono compiere.

È un’organizzazione apolitica, senza scopo di lucro che ha come intento quello di dare voce a tutti i protagonisti di queste realtà; delle strutture che chiedono di essere prese in considerazione e di avere risposte concrete, e dei genitori che chiedono di poter tutelare i propri bambini, ma anche il loro lavoro e i loro soldi.

Ad esempio si è fatta carico di difendere alcuni genitori ai quali (erroneamente secondo me) le strutture hanno comunque chiesto la retta di questi mesi in cui non è stato erogato di fatto il servizio, per poter gestire una certa liquidità tale che consentisse loro di pagare le spese tipo l’affitto dei locali e di saldare i fornitori.

A tal proposito il governo ha stanziato delle somme che possono servire per disporre proprio di questa liquidità che consentirebbe alle strutture per lo meno di tentare di sopravvivere.

Limiti obiettivi di tale provvedimento sono: l’eccessiva burocratizzazione e di conseguenza i tempi lunghissimi che intercorrono tra le domande, le risposte e infine l’erogazione di tali soldi, che potrebbero arrivare quando sarebbe ormai troppo tardi; e il fatto che non si tratta di un prestito a fondo perduto perché la somma anche se con interessi minimi dovrebbe essere restituita in 24 mesi.

Grazie a Dio nel nostro caso non abbiamo spese da affrontare, ma abbiamo comunque tanta voglia di dare risposte ai nostri genitori e di poter rivedere i nostri bambini, e di svolgere quello che secondo noi è il lavoro più bello del mondo”.

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