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Udienza del mercoledì: Avere cura della casa comune.

Il Papa, nella sua udienza di ieri, nel cortile di San Damaso, si è soffermato molto sulla cura della casa comune, la Terra.

Per uscire dalla pandemia “occorre curarsi e curarci a vicenda. E bisogna sostenere chi si prende cura dei più deboli, dei malati e degli anziani”.

Ma la stessa cura “dobbiamo rivolgerla anche alla nostra casa comune: alla terra e ad ogni creatura. Tutte le forme di vita sono interconnesse, e la nostra salute dipende da quella degli ecosistemi che Dio ha creato e di cui ci ha incaricato di prenderci cura”.

Nella sua “lectio” il Papa ricorda che occorre guardare alla natura come a un dono ricevuto gratuitamente e non come una cosa da sfruttare per il profitto e invita tutti a contemplare il creato non dall’esterno, come fosse al di fuori ma piuttosto dall’interno, perché anche l’uomo ne fa parte. Solo in questo modo sapremo difendere la natura di cui siamo parte.

Invece “chi non sa contemplare la natura e il creato, non sa contemplare le persone nella loro ricchezza. E chi vive per sfruttare la natura, finisce per sfruttare le persone e trattarle come schiavi. Questa è una legge universale: se tu non sai contemplare la natura, sarà molto difficile che saprai contemplare la gente, la bellezza delle persone, il fratello, la sorella”.

Ma occorre anche proteggere e prendersi cura della natura. Il Papa  ricorda un detto spagnolo: “Dio perdona sempre; noi perdoniamo a volte; la natura non perdona mai”.

E infatti, se guardiamo alle cronache di questi giorni vediamo quanto succede intorno a noi proprio perché  non siamo stati in grado di proteggere e prenderci cura dell’ambiente intorno:

I ghiacciai dell’Antartide, vicino al Mare di Amundsen che stanno per sciogliersi, il ghiacciaio del Monte Bianco, gli incendi che stanno devastando vaste aree dell’America e dell’Australia, il rischio siccità sempre più vicino, gli eventi meteorici eccezionali che causano distruzioni e allagamenti. Tutto dovuto al surriscaldamento globale causato dalla mancanza di cura della natura.

Occorrerà, allora, impegnarsi per “tutelare il proprio territorio con i suoi valori naturali e culturali”. Come fanno molte Associazioni di volontariato, “non sempre apprezzate e, a volte persino ostacolate, perché non producono soldi; ma in realtà contribuiscono a una vera e propria rivoluzione pacifica. Contemplare per curare, contemplare per custodire, custodire noi, il creato, i nostri figli, i nostri nipoti e custodire il futuro”.

Papa Francesco ha poi concluso l’udienza con queste parole: «Desidero ricordare in questo momento don Roberto Malgesini, il sacerdote della diocesi di Como che ieri mattina è stato ucciso da una persona bisognosa che lui stesso aiutava, una persona malata di testa. Mi unisco al dolore e alla preghiera dei suoi familiari e della comunità comasca e, come ha detto il suo Vescovo, rendo lode a Dio per la testimonianza, cioè per il martirio, di questo testimone della carità verso i più poveri. Preghiamo in silenzio per don Roberto Malgesini e per tutti i preti, suore, laici, laiche che lavorano con le persone bisognose e scartate dalla società».

Don Roberto non aveva una parrocchia perché la sua era la strada. Prete degli ultimi ogni giorno anche sulla propria pelle e a dispetto dei divieti. Era una persona buona, un “pezzo di pane”, uno che caricava nella sua Panda grigia chiunque avesse bisogno di un medico e non solo glielo trovava ma lo accompagnava pure. E oggi tanti lo piangono. Svolgeva la sua missione nella chiesa di San Rocco a Como dove ogni mattina portava le colazioni calde agli ultimi. A Como lo conoscevano tutti e tutti gli volevano bene.

In foto: Don Roberto Malgesini

Infine, notizia di questi giorni, come ha dichiarato il direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi, padre Enzo Fortunato, Papa Francesco sarà ad Assisi il prossimo 3 ottobre. La visita si svolgerà in forma privata, senza partecipazione di fedeli. Dopo la Messa che celebrerà alle ore 15,00  presso la Tomba di San Francesco, firmerà la sua terza enciclica. Dopo «Lumen Fidei» e «Laudato si». L’enciclica s’intitolerà «Fratelli tutti»”. Il testo papale sarà una riflessione sulla fratellanza e l’amicizia sociale al tempo del coronavirus.

In foto: udienza del mercoledì nel cortile di San Damaso

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