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Ursula von der Leyen, piano europeo per l’asilo e le migrazioni.

La Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha illustrato un piano europeo per l’asilo e le migrazioni.

Un piano che serva a dare maggior fiducia dei cittadini europei verso le Istituzioni comunitarie e tra gli Stati membri.

Il pacchetto di provvedimenti che sarà proposto al Consiglio europeo e al Parlamento di Bruxelles, prevede una gestione delle migrazioni con maggiore equilibrio e più solidarietà.

Il piano non prevede che i migranti sbarcati nelle coste dell’Unione vengano trasferiti verso altri Paesi dell’Unione Europea, come tra l’altro chiesto dall’Italia, ma viene data agli Stati membri la possibilità di scegliere se accogliere i migranti sbarcati altrove ovvero finanziare il loro rimpatrio.

La Commissione propone, per prima cosa, di introdurre una procedura di frontiera comprensiva di screening preventivo all’ingresso che prevede l’identificazione di quanti attraversano le frontiere esterne dell’UE senza autorizzazione o che siano sbarcati dopo operazioni di ricerca e salvataggio in mare, un controllo sanitario, il rilevamento delle impronte digitali con registrazione nella banca dati “Eurocad”. Dopo lo screening le persone arrivate alle frontiere esterne dell’Unione potranno essere indirizzate o verso il rimpatrio oppure verso la normale procedura di asilo, per quanti chiederanno lo status di rifugiato. Procedure che dovranno essere più veloci e sostenute da opportune agenzie dell’UE.

Il secondo momento del patto proposto dalla Commissione richiede che i singoli Stati membri agiscano in modo responsabile e solidale tra loro, come previsto dai Trattati UE; in particolare, in relazione alle diverse situazione di singoli Stati e alla pressione di flussi migratori viene proposto un sistema di contributi flessibili da parte degli Stati membri che prevedono: una ricollocazione dei richiedenti asilo ovvero il farsi carico del rimpatrio delle persone che non hanno diritto di soggiorno, ovvero offrire varie forme di supporto operativo. Si tratta quindi di forme di sostegno su base volontaria che nei momenti di pressione su singoli Stati membri richiederanno contributi più rigorosi e un meccanismo di solidarietà per coprire lo sbarco di persone a seguito di operazioni di ricerca e soccorso in mare o ulteriori situazioni di crisi.

Infine viene proposto un sistema di partneriato con i Paesi extra UE perché aiutino l’Unione ad affrontare la sfida che pone oggi il traffico di migranti, ma che sappiano favorire percorsi legali di ingresso nei Paesi UE. Viene chiesto inoltre un sostegno in materia di rimpatri.

Nel pomeriggio  il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha scritto su Twitter che il patto è un «importante passo verso una politica migratoria davvero europea», affermando anche che «serve certezza su rimpatri e redistribuzione: i Paesi di arrivo non possono gestire da soli i flussi a nome dell’Europa».

Ma anche i Paesi del gruppo Visegrad si sono fatti sentire e, per essi, la Repubblica Ceca, che ha detto di rifiutare «qualsiasi redistribuzione obbligatoria dei migranti tra i Paesi membri dell’UE». Il ministro dell’Interno Jan Hamacek (Cssd, democratici sociali) ha escluso di poter accettare ogni forma di obbligo di accoglienza ai migranti: «Siamo contrari. Non saremo d’accordo con nessuna proposta contenente l’obbligo di ricollocamento». Ciò anche se il progetto della Commissione offre un’alternativa.

Il piano della Commissione dovrà essere approvato dagli Stati membri e dovrebbe sostituire il regolamento di Dublino, da anni molto criticato perché impone il criterio del «primo Paese d’arrivo» per decidere poi quali Stati debbano occuparsi dell’identificazione e soprattutto della richiesta d’asilo di chi proviene da un altro Continente.

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