Papa Francesco: meno armi e più cibo
Si è svolto ieri al Colosseo in Roma l’incontro di preghiera promosso dalla Comunità di Sant’Egidio avente come tema “Popoli fratelli, terra futura, religioni e culture in dialogo” al quale hanno partecipato, nello spirito dell’incontro di Assisi del 1986 promosso da San Giovanni Paolo II che riunì allora nella città di San Francesco le religioni di tutto il mondo.
All’incontro di preghiera presieduto da Papa Francesco sono intervenuti il Prof. Andrea Riccardi, storico, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, il quale ha detto, tra l’altro che “si è affievolita la coscienza dell’orrore della guerra. L’utilizzo della forza come strumento politico sono espressione di una cultura della violenza predatoria verso l’ambiente. Predatori concentrati solo sul proprio interesse che hanno dimenticato che la terra, la nostra casa comune è anche delle generazioni future”
Ha preso poi la parola Angela Merkel, Cancelliere della Repubblica Federale di Germania, la quale ha detto, tra l’altro: “Senza il rispetto dell’altro e di chi la pensa diversamente e che ha altra fede non possiamo vivere nella diversità e in pace; con l’apertura dell’uno all’altro cresce la comprensione reciproca. È facile a dirsi eppure è tanto difficile e fin troppi conflitti ci dimostrano in modo doloroso questo fatto.
Ha poi concluso il suo intervento dicendo: “Possa questo spirito di comunione di pace che qui a Roma si percepisce molto nettamente, riflettersi molto oltre Roma e oltre la giornata di oggi”.
Successivamente è toccato ad Ahmad Al-Tayyeb, Grande Imam di Al-Azhar, Egitto, il quale ha sottolineato come dalle crisi climatiche e dalla pandemia ci si sarebbe aspettato di vedere il mondo rivolgersi al cielo ed invocare misericordia per le vittime, sollievo per gli afflitti e una cura per garantire il vaccino e la cura per tutti.
Ma non è stato così, purtroppo. Allora, in conclusione l’Imam, ha detto: “Ritengo che un nuovo appello sia doveroso per ricordare alla gente la presenza di Dio altissimo e la necessità di tornare ad avvicinarsi a lui”.
È toccato poi a Pinchas Goldschmidt, Presidente della Conferenza dei Rabbini Europea che ha ricordato l’immagine messianica raccontata nel Profeta Isaia (11, 6): Il lupo abiterà con l’agnello e il leopard.o giacerà con il capretto, il leoncello e il bestiame staranno insieme e un bambino li guiderà. Rievoca ancora l’arca di Noè, il diluvio. Negli ultimi due anni, ha proseguito il Rabbino, l’umanità ha sperimentato qualcosa di simile. Da tutto il mondo, scienziati, medici hanno cooperato per cercare un rimedio alla pandemia. Meno guerre, meno attacchi terroristici e meno crimini in quel periodo. La pace, nei tempii della pandemia è stata una necessità provvisoria per poter sconfiggere la pandemia ma per avere la pace idilliaca, la pace messianica dobbiamo cambiare e dobbiamo cercare insieme la pace.
Ha preso quindi la parola Papa Francesco il quale ha detto, tra l’altro: “Popoli fratelli. Lo diciamo avendo alle spalle il Colosseo. Questo anfiteatro, in un lontano passato, fu luogo di brutali divertimenti di massa: combattimenti tra uomini o tra uomini e bestie. Unoo spettacolo fratricida, un gioco mortale fatto con la vita di molti. Ma anche oggi si assiste alla violenza e alla guerra, al fratello che uccide il fratello quasi fosse un gioco guardato a distanza, indifferenti e convinti che mai ci toccherà. Il dolore degli altri non mette fretta. E nemmeno quello dei caduti, dei migranti, dei bambini intrappolati nelle guerre, privati della spensieratezza di un’infanzia di giochi. Ma con la vita dei popoli non si può giocare. Non si può restare indifferenti”.
“Oggi, nella società globalizzata che spettacolarizza il dolore ma non lo compatisce, ha proseguito il Pontefice, abbiamo bisogno di costruire compassione. Di sentire l’altro, di fare proprie le sue sofferenza, di riconoscerne il volto”.
Papa Francesco ha detto ancora: “il nostro cammino che chiede costantemente di purificare il cuore. San Francesco d’Assisi, mentre chiedeva ai suoi di vedere negli altri i fratelli perché creati dall’unico Creatore, faceva questa raccomandazione: «La pace che annunziate con la bocca, abbiatela ancor più copiosa nei vostri cuori». La pace non è anzitutto un accordo da negoziare o un valore di cui parlare, ma principalmente un atteggiamento del cuore. Nasce dalla giustizia, cresce nella fraternità, vive nella gratuità”.
Ha richiamato poi tutti ad “aiutare a estirpare dai cuori l’odio e condannare ogni forma di violenza”. Occorre incoraggiare alcuni gesti chiave: “deporre le armi e ridurre le spese militari per provvedere ai bisogni umanitari, a convertire gli strumenti di morte in strumenti di vita. Non siano queste parole vuote ma richieste insistenti che eleviamo per il bene dei nostri fratelli, contro la guerra e la morte, in nome di Colui che è pace e vita. Meno armi e più cibo, meno ipocrisia e più trasparenza, più vaccini distribuiti equamente e meno fucili venduti sprovvedutamente”.
Occorre sognare la pace ma il sogno della pace, ha continuato Papa Francesco “si coniuga con il sogno della terra futura. L’impegno per la cura del creato, per la casa comune che lasceremo ai giovani. Le religioni, coltivando un atteggiamento contemplativo e non predatorio, sono chiamate a porsi in ascolto dei gemiti della madre terra che subisce violenza”.
Vi è stato poi un minuto di silenzio in memoria delle vittime di tutte le guerre
Ha preso quindi la parola una giovane Afghana che ha concluso l’appello di pace dicendo: “Popoli fratelli e terra futura sono legati indissolubilmente. La pandemia ha mostrato quanto gli essere umani siano sulla stessa barca, legati da fili profondi. Il futuro appartiene all’uomo dello spreco e dello sfruttamento, che vive per sé stesso e ignora l’altro. Il futuro appartiene a donne e uomini solidali e a popoli fratelli. Possa Dio aiutarci a ricostruire la comune famiglia umana e a rispettare la madre terra.
In conclusione alcuni bambini in rappresentanza dei cinque continenti hanno consegnato il messaggio di pace a tutti.