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Santa Rita ed il miracolo dello sbocciar della rosa d’inverno

Oggi è la festa liturgica di Santa Rita, una delle sante più venerate in Italia e nel mondo cattolico e invocata con il titolo di “santa dei casi impossibili”, cioè di quei casi clinici o di vita, per cui non ci sono più speranze. Tanti casi con la sua intercessione si sono risolti miracolosamente.

Rita nacque intorno al 1381 a Roccaporena, un villaggio montano a 710 metri s. m. nel Comune di Cascia, in provincia di Perugia solo dopo dodici anni di vane attese. I suoi genitori, Antonio Lottius e Amata Ferri, si sposarono quando erano già in età matura, Rita venne accolta come un dono della Provvidenza.

La vita di Rita fu ricca di fatti prodigiosi che la tradizione ci ha tramandato. Ma si tratta di leggende alla cui base c’è senza dubbio un fatto di verità.

Rita fu sposa di Fernando Mancini, ufficiale che comandava la guarnigione di Collegiacone, di carattere forte, impetuoso e perfino brutale e violento del quale fu anche vittima, sopportandone con pazienza ogni maltrattamento, senza mai lamentarsi. Riuscì addirittura a trasformare con il tempo il carattere del marito e renderlo più docile. Fu poi madre di due gemelli.

Dopo la morte del marito, ucciso in un’imboscata, per evitare che i figli venissero coinvolti nella faida di vendette che ne sarebbe seguita, pregò Cristo di non permettere che le anime dei suoi figli si perdessero, ma piuttosto di toglierli dal mondo. “Io te li dono. Fa’ di loro secondo la tua volontà”. Comunque un anno dopo i due fratelli si ammalarono e morirono, fra il dolore cocente della madre.

In definitiva Rita fu donna vittima di violenze a servizio della pace. Venne circondata subito di una buona fama, la gente di Roccaporena la cercava come popolare giudice di pace.

Libera da vincoli familiari, si rivolse alle Suore Agostiniane del monastero di S. Maria Maddalena di Cascia per essere accolta fra loro; ma fu respinta per tre volte. Vi entrò poi per fatto miracoloso nell’anno 1407, intorno ai trent’anni. Fu devotissima alla Passione di Cristo, desiderando di condividerne i dolori: ciò costituì il tema principale delle sue meditazioni e preghiere.

Nella fase finale della sua vita avvenne un altro prodigio: essendo immobile a letto, ebbe la visita di una parente che, nel congedarsi, le chiese se desiderava qualcosa della sua casa di Roccaporena; Rita rispose che le sarebbe piaciuto avere una rosa dall’orto; la parente obiettò che si era in pieno inverno e quindi ciò non sarebbe stato possibile. Ma a causa dell’insistenza di Rita essa, tornata a Roccaporena, si recò nell’orticello e, con grande stupore vide, in mezzo ad un rosaio, una bella rosa sbocciata. Dopo averla raccolta la portò a Rita nel convento, a Cascia. Essa dopo averla ringraziata consegnò la rosa alle consorelle meravigliate.

Così la santa vedova, madre, suora, divenne la santa della ‘Spina’ e la santa della ‘Rosa’; nel giorno della sua festa questi fiori vengono benedetti e distribuiti ai fedeli.

Il 22 maggio 1447 Rita si spense, mentre le campane, secondo la tradizione, da sole suonavano a festa, annunciando la sua ‘nascita’ al cielo.

Ancora ai nostri tempi i fedeli portano rose in chiesa per farle benedire e chiedere alla Santa l’intercessione presso il Padre.

Quest’anno, a causa dell’epidemia covid-19 nel Santuario di via Vittorio Emanuele a Catania non saranno celebrate le S. Messe, come gli altri anni, ma sarà permesso entrare in chiesa da via Sant’Agostino per un omaggio floreale e una preghiera e uscire poi dalla porta centrale.

Il Rettore del Santuario di Catania, Mons. Gianni Perni ha dichiarato, tra l’altro che «Santa Rita è più contenta non se portate cento rose, ma se quei soldi li spendete in opere buone, ad esempio potete comprare cibo per i poveri. Potete aiutare una famiglia in difficoltà o portare i lumini per il Sacramento: il voto è lo stesso, e di carità oggi ce n’è proprio bisogno».

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