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Covid-19, anticorpi monoclonali, una nuova speranza per la cura.

Mentre imperversano nel nostro Paese i contagi da coronavirus e aumentano i ricoverati in terapia intensiva, oltre al vaccino che si trova, come sappiamo, in dirittura d’arrivo, un altro fronte della ricerca è quello delle medicine occorrenti per la cura delle polmoniti interstiziali dovute all’infezione da covid-19.

Vogliamo parlare delle cure mediante anticorpi monoclonali che si stanno sperimentando in vari centri di ricerca.

Ma di cosa si tratta?

Gli anticorpi monoclonali vengono sintetizzati in laboratorio a partire da quelli già presenti nel sangue dei pazienti che guariscono dal covid.

In pratica vengono selezionati gli anticorpi presenti nel plasma dei pazienti guariti cercando tra questi gli anticorpi più potenti.

Dopo questa prima ricerca viene iniziata, in laboratorio, la produzione delle “copie” artificiali degli anticorpi.

La Regeneron Pharmaceuticals, azienda statunitense di biotecnologia e biofarmaceutica, che nel passato aveva già usato un metodo simile per sconfiggere l’Ebola, adesso ha messo a punto un miscuglio di due diversi anticorpi, in due si fa meglio a fermare il virus.

Anche i ricercatori e le ricercatrici del MAD (Monoclonal Antibody Discovery), laboratorio di TLS (Toscana Life Sciences) di Siena sono parimenti impegnati in un progetto di ricerca per lo sviluppo di anticorpi monoclonali umani. Nella ricerca in corso vengono usati in combinazione tre tipologie di anticorpi.

Su questa linea di ricerca anche l’Università di Roma Tor Vergata, Sezione di Genetica del Dipartimento di Biomedicina e Prevenzione, in collaborazione con l’Istituto “Lazzaro Spallanzani” di Roma.

È di questi giorni, infine, la notizia che la Food and Drug Administration (Fda) statunitense, “Agenzia per gli alimenti e i medicinali”, l’ente governativo che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, dipendente dal Dipartimento della salute e dei servizi umani degli Stati Uniti d’America) ha dato il via libera per l’uso di emergenza dell’anticorpo monoclonale prodotto dalla Eli Lilly per il trattamento anti Covid-19 da destinare alla cura delle infezioni di lieve e di moderata intensità ma a rischio di malattia severa, per i pazienti adulti e per bambini al di sopra dei 12 anni. È questo il primo trattamento a base di anticorpi monoclonali che viene autorizzato per l’uso su pazienti.

La Eli Lilly and Company è un’azienda farmaceutica con sede a Indianapolis, capitale dello Stato dell’Indiana (USA), con uffici in 18 Paesi. In Italia la Eli Lilly SpA, controllata al 100% dalla Eli Lilly and Company, ha sede a Sesto Fiorentino (FI).

Il “Bamlanivimab” prodotto dalla Eli Lilly è l’anticorpo monoclonale specifico contro le proteine “spike” di Sars-cov-2, le proteine che ricoprono la superficie del coronavirus a forma di punte (spike) che danno la caratteristica forma di corona nelle immagini al microspopio elettronico, ed è progettato per fermare l’attacco del virus e il suo ingresso nelle cellule umane.

La fiala di “Bamlanivimab” dovrà essere somministrata quanto prima e comunque entro 10 giorni dall’insorgenza dei sintomi con una singola infusione endovenosa e ha una copertura di 6 mesi..

Il farmaco, già adesso disponibile negli Stati Uniti, perché il Governo americano ne ha acquistato circa 300.000 dosi ad un costo di circa 1500 dollari per dose, potrebbe arrivare presto in Europa; nel giro di un paio di settimane se l’Ema (European Medicines Agency), l’ente europeo dei medicinali ne confermerà l’uso. Dopo saranno i vari Stati membri, e per l’Italia l’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco), a dare il proprio parere per consentire alle Regioni la distribuzione alle farmacie.

Il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità prevede che il medicinale potrà essere disponibile in commercio nei primi mesi del prossimo anno.

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