BONUS PARTITE IVA RICHIESTO (E OTTENUTO) DA ALCUNI DEPUTATI
Come ben sappiamo l’emergenza sanitaria ha messo a dura prova tante categorie di lavoratori autonomi del nostro Paese, le cosiddette partite IVA.
Ma non sapevamo che anche le tasche di 5 deputati della Repubblica hanno avuto, per così dire “problemi di liquidità”.
Infatti durante il lockdown questi 5 deputati hanno fatto richiesta per ricevere il bonus partite IVA di € 600,00 per i mesi di marzo e aprile 2020, poi aumentato a € 1000,00.
Ma chi sono questi “poveretti”?
Non ci è dato saperlo perché mentre il Presidente della Camera dei Deputati, on. Roberto Fico, fa dichiarazioni di fuoco contro questi “onorevoli” e i leader dei partiti tuonano perché vengano allo scoperto, è proprio l’Inps, che materialmente ha erogato il sussidio, pare solo a tre dei cinque, che sembra voglia difenderli nascondendoli dietro il diritto alla privacy.
Ma il sig. Presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, forse non conosce il secondo comma dell’art.26 del Decreto legislativo 33/2013 che così recita: “Le pubbliche amministrazioni pubblicano gli atti di concessione delle sovvenzioni, contributi, sussidi ed ausili finanziari alle imprese, e comunque di vantaggi economici di qualunque genere a persone ed enti pubblici e privati ai sensi del citato articolo 12 della legge n. 241 del 1990”?
Quindi anche l’Inps, enti pubblico non economico, come qualsiasi altra amministrazione pubblica, è tenuta alla diffusione di tali dati.
Tuttavia lo stesso art. 26, al comma 4 stabilisce che: “è esclusa la pubblicazione dei dati identificativi delle persone fisiche destinatarie dei provvedimenti di cui al presente articolo, qualora da tali dati sia possibile ricavare informazioni relative allo stato di salute ovvero alla situazione di disagio economico sociale degli interessati”
Tali condizioni si suppone non ricorrano nel caso in esame.
Ma il diritto alla privacy, nel nostro ordinamento, ha una forte valenza e le forze politiche sono tutte in agitazione per il problema etico e morale posto in essere.
Anche il Garante per la privacy tira il freno consapevole del rischio di un processo pubblico. Processo che non sarebbe del tutto legittimato: presentare la richiesta non è certo illegale, quindi non si è di fronte ad una truffa ma piuttosto una richiesta sicuramente discutibile visti i lauti stipendi dei nostri politici. È quindi più un discorso etico che legale.
Secondo le ultime indiscrezioni, in cinque avrebbero richiesto il bonus ma solo in tre lo avrebbero ottenuto. Ma nessuno dei parlamentari che ha beneficiato del bonus si è ancora autodenunciato.
Per provare a insabbiare il tutto adesso è l’Inps nel mirino perché ha erogato i bonus. I riflettori si spostano quindi sul Presidente dell’Istituto, Pasquale Tridico, che torna a navigare in acque agitate. Uno dei primi attacchi arriva da Matteo Renzi, che ne ha chiesto le dimissioni. Richiesta che sembra incontrare il favore anche della Lega.
L’opinione pubblica è fortemente indignata per i bonus incassati dai deputati a cui cominciano ad aggiungersi bonus incassati anche da Consiglieri regionali.
In gioco ci sono i voti alle prossime elezioni in ben sette Regioni più parecchie Amministrazioni locali. È per questo che il mondo della politica all’unisono condanna il gesto ma cerca in qualche modo un responsabile esterno su cui far ricadere le colpe.